domenica 24 agosto 2008

situazione piste ciclabili del Veneto e nord-est


riporto per esteso 3 articoli de "Il Gazzettino" di domenica 24 agosto 2008, p.11.
-------------------------------------------------
.
Piste ciclabili, il Nordest insegue l'Europa
In cinque anni sono aumentate del 100 per cento, ma siamo quattro volte sotto gli standard della Ue
.
Bocciati in tema di piste ciclabili, ma anche per numero di metri quadri verdi destinati alla popolazione. Il Veneto che si muove e che si lamenta quotidianamente del traffico, della mancanza di metropolitane di superficie, nell'ambito delle due ruote non svetta: anche se una precisazione risulta quanto meno doverosa: se le piste ciclabili e le aree verdi fruibili sono poche, anche la voglia di pedalare non è da meno: pochi veneti infatti ammettono di spostarsi per lavoro o per andare a scuola con la bici.

La situazione generale che emerge da un'analisi fatta dall'Arpa del Veneto non è soddisfacente: la media di piste ciclabili monitorate in alcuni centri urbani veneti che la Ue ha preso quale riferimento è di 0,56 metri pro capite, contro una media europea che si attesta tra 1,5 e 3 metri per abitante. Certo uno sforzo negli ultimi cinque anni è stato fatto ed è evidente: la regione Veneto si è infatti impegnata con un Piano per potenziare la rete di strade destinate alle due ruote. Rispetto ai dati dei 2001 il miglioramento è notevole e generalizzato e conferma il trend positivo in atto da alcuni anni su tutto il territorio nazionale, che vede Veneto e Friuli Venezia Giulia fra le regioni che stanno cercando di colmare con più velocità il divario che ci divide dall'Europa.

Per circa un terzo dei comuni che sono stati paragonati ad amministrazioni di altri paesi europei omologhe per dimensioni, la disponibilità di piste ciclabili per abitante in cinque anni è cresciuta di oltre il 100%. I maggiori miglioramenti sono stati registrati a Verona, Arzignano in provincia di Vicenza, Padova e Conegliano e in parte sono da attribuirsi ad un calo della popolazione. In molte aree invece è rimasta sostanzialmente stabile, ma ci sono anche città, come Arzignano ad esempio, dove è addirittura lievitata in cinque anni del 10%.

La palma della "città in bicicletta" spetta a Padova con un'estensione di piste ciclabili di 88 chilometri, seguita da Verona con 53 e Venezia con 52, ma se si valuta la disponibilità pro capite questi capoluoghi scendono nelle posizioni centrali della graduatoria, mentre i valori più alti si registrano a Martellago, in provincia di Venezia, Selvazzano, in provincia di Padova e Conegliano. I dati sono abbastanza omogenei e variano tra 0,1 e 0,8 metri per abitante, con un valore medio di 0,38 metri per abitante.

Ma se la disponibilità di piste ciclabili non è delle migliori, anche le aree pedonali scarseggiano. In testa ai comuni virtuosi in questi ultimi cinque anni si è saldamente posizionata Treviso, ma anche Valdagno in provincia di Vicenza vanta una buona situazione, anche se siamo lontani dalla media europea di aree in cui è vietato l'uso della macchina che è di 111 metri quadrati per 100 abitanti.

Naturalmente svetta Venezia che vanta 468 metri quadrati, grazie alla particolare conformazione del suo territorio che preclude l'utilizzo di qualsiasi mezzo di trasporto se non acqueo. Carenti anche le aree verdi che sono usufruibili dai cittadini, intese come verde attrezzato, come parchi dove poter girare anche in bicicletta. Lo standard di legge è stato fissato a 9 metri quadrati per abitante, ma la maggior parte dei comuni del Veneto non raggiungono queste percentuali. Tuttavia negli ultimi cinque anni ci sono stati dei sostanziali miglioramenti: a Verona ad esempio la superficie verde è stata aumentata del 350 per cento. Peggioramenti invece per Bassano, Belluno e San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona, probabilmente legati all'aumento della popolazione al quale non è però seguita la crescita degli spazi erbosi fruibili dai cittadini. Insomma, il Nordest verde sta cercando di raggiungere l'Europa, anche se il divario è ancora elevato, ma in questi ultimi cinque anni gli sforzi soprattutto dei capoluoghi sono stati davvero elevati.
Daniela Boresi
-------------------------------------------------
.
Strade per le due ruote, una rete di 2.500 chilometri fra Veneto e Friuli
.
Per gli appassionati di cicloturismo il risultato più eclatante è la trasformazione della vecchia linea ferroviaria Calalzo-Dobbiaco in una pista ciclabile di circa 60 chilometri, che attraversa alcune fra le più belle valli delle Dolomiti. Ci sono voluti anni di lavoro e il coinvolgimento dei Comuni, delle Province di Belluno e Bolzano e della Regione Veneto, ma l'opera ormai è conclusa, a beneficio di turisti, di appassionati dello sci di fondo nei mesi invernali (almeno nel tratto Cortina-Dobbiaco) ma anche degli abitanti del luogo che possono disporre in una modalità alternativa per lo spostamento da un paese all'altro.


È il prototipo di quello che fra un paio di anni potrebbe sorgere a Nordest. Mentre Veneto e Friuli Venezia Giulia lamentano l'intasamento delle strade e la difficoltà a realizzarne di nuove, nel silenzio sta crescendo una rete alternativa lunga 2.500 chilometri.
Sono 14 gli itinerari compresi nel Masterplan delle piste ciclabili che gli Amici della bicicletta hanno elaborato tre anni fa per conto della Regione Veneto, con il coinvolgimento di Province e Comuni e la possibilità (per i progetti che rientrano nel programma Eurovelo) di attingere ai fondi dell'Unione europea.
Sono già a buon punto gli itinerari lungo l'Adige e l'Astico-Tesina-Bacchiglione, che costituiscono l'ossatura di un itinerario lungo 163 chilometri che dal lago di Garda giungerà alla laguna di Venezia.
Con la trasformazione della vecchia linea ferroviaria Treviso-Ostiglia sarà possibile spingersi fino alle rive del Po, mentre da Primolano, lungo il corso del Brenta, si arriverà a Venezia. Questo progetto, come quelli lungo la fascia pedemontana Belfiore-Vicenza e Bassano-Montebelluna, sono però ancora allo stato progettuale, come la ciclopista del Piave (121 chilometri) della Livenza (36 chilometri) e del Tagliamento (34 chilometri).


Quest'ultimo itinerario si collega al lavoro che, oltre i confini regionali, sta realizzando la Regione Friuli Venezia Giulia. La Rete delle ciclovie di interesse regionale (Recir) comprende nove percorsi per un'estensione complessiva di mille chilometri, 120 dei quali già completati (e con altri 270 chilometri di piste ciclabili già finanziati). Uno diquesti, la ciclovia Alpe Adria, si spinge fino ai confini con Austria e Slovenia, ma di particolare interesse paesaggistico sono anche gli itinerari della pedemontana e del Collio, dell'Isonzo, del Tagliamento e della Livenza (che completa il percorso in via di realizzazione nella parte veneta). Anche in questo caso sono stati coinvolti gli enti locali: Province, Comuni e Comunità montane hanno ottenuto incentivi per la realizzazione degli itinerari ciclabili destinati a potenziare l'offerta ai fini turistici e della mobilità in senso lato.
.
-------------------------------------------------
.
Altro che bici! All'uomo piace il letargo
di Lino Toffolo
"Mancano piste ciclabili!".
Sembrerebbe un grido disperato ed invece è uno sbadiglio.
Mancasse la benzina, allora si che sentiremmo quello vero (Tarzan? Roba da ridere!).
La vocazione dell'uomo (noi) è il letargo, e con televisione, telecomando e divano siamo sulla buona strada. Una qualsiasi piccolissima attività (testa o braccia è lo stesso) la chiamiamo subito "fatica": leggere è una malattia riconosciuta dalla mutua.
Se si vuole assistere ad una totale rivolta spontanea basta parlare di "centri pedonali". Con la macchina vogliamo arrivare fino al banco del bar. Fino in cucina e in "calesella" del letto. "Fast food", "drive in" ecc. : come passare dal casello autostradale, ordinare, pagare "ricevuta prego" e via a mangiare (sempre in macchina). "Obesi e atrofizzati ma stesi e rilassati!".
La "scuola dell'obbligo" c'è, ma ci vorrà anche la "palestra dell'obbligo". Le Olimpiadi sono belle "da guardare!". E il nostro amore per la vita sana della campagna è "mettersi una comoda tuta, un bel cappello grande di paglia, prendere un badile, e dire a un altro dove deve scavare!"

Nessun commento: